Ci appare utile suggerire per gli addetti ai lavori (medici, specializzandi, studenti di medicina) e per tutti gli interessati alla lettura di lavori scientifici, la pubblicazione in “open source” (visibile in modo integrale a tutti) di un nostro recente studio pubblicato sulla rivista scientifica internazionale “Dermatology Research and Practice” dedicato ad alcuni aggiornamenti diagnostico-terapeutici nel Lichen sclerosus / scleroatrofico.

Il focus dello studio è quello di rappresentare i dati di una nostra esperienza in corso terapia ed in pazienti affetti da Lichen sclerosus e di fare il punto sulla scelta dei presidi terapeutici durante questa patologia quasi esclusiva dei genitali maschili e femminili, che, per quanto ci riguarda dovrebbe comprendere un approccio multi-fattoriale alla medesima patologia, scegliendo caso per caso, interventi topici, infiltrativi e dermo-chirurgici conservativi.

La terapia del Lichen sclerosus non può e non deve essere “precostituita”, ma, ciascun paziente dovrebbe essere sempre inquadrato in base:

  • al tipo di lichen sclerosus (valutare ad esempio la percentuale atrofica, ipertrofica, leucoplasica, erosiva etc.) 
  • al grado di severità dello stesso 
  • alla sua estensione 
  • alla presenza di lesioni considerabili a rischio trasformazione neoplastica (incidenza variabile dal 6-8/10% secondo le ultime linee guida della British Academy od Dermatologists; ricordiamo anche in base alle medesime linee guida che il 60% circa dei carcinomi vulvari ha una storia di lichen sclerosus – Linee guida BAD http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20854400)
  • all’eventuale presenza di alterazioni anatomico-funzionali genitali, sia esse congenite che acquisite in corso di patologia 

Va da sé che una buona terapia debba sicuramente considerare tutti questi aspetti e varibilmente essere impostata in ambito

  • dermochirurgico: in caso di lesioni a rischio neoplasia, aree francamente leucoplastiche e/o conferme istologiche o ancora insuccessi terapeutici (così come citato nelle linee guida BAD-2010) 
  • sistemico: in caso di lichen in fase infiammatoria acuta 
  • topico: mediante l’uso di:
    • a) farmaci steroidei (che possono variare in base al caso e costituiscono la “prima scelta terapeutica” secondo le linee guida BAD-2010) 
    • b) immunomodulatori topici (tacrolimus e pimecrolimus, i quali secondo le linee guida corrispondono a farmaci di “seconda linea” anche in caso di insuccesso o eventi indesiderati con i precedenti) 
    • c) terapia emolliente (di vario genere e struttura molecolare) 

A queste terapie possono essere aggiunte  – eventualmente, terapie di tipo adiuvanti (ovvero che possono aiutare la terapia di base sebbene non costituire generalmente un’unica monoterapia di base) fra cui i Polidesossiribonucleotidi (PDRN) e il Plasma ricco di piastrine (PRP).

I risultati sulla scorta dei dati scientifici per ora rilevabili e – per il PDRN (Polidesossiribonucleotidi) anche della personale esperienza clinica – sembrano comunque incoraggiare il loro utilizzo in alcune forme di Lichen, ma sempre necessariamente dietro ad una valutazione clinica e dermatologica attenta e specifica al singolo caso, da cui non si può mai prescindere.

 

Fonte: http://www.hindawi.com/journals/drp/2013/654079/

https://lichenscleroatrofico.it/2017/10/05/cose-lichen-sclerosus/

https://lichenscleroatrofico.it/2017/10/03/3-colori-del-lichen-sclerosus-rosso-bianco-marrone/

https://lichenscleroatrofico.it/2017/10/04/10-segni-del-lichen-sclerosus-vademecum-paziente/